giovedì 16 gennaio 2014

La Casa della Città: il luogo dove condividere le grandi scelte che segneranno il futuro di Lucca. I "facilitatori" (voluti peraltro dalla legge) sono un'opportunità per conseguire gli obiettivi previsti dal programma elettorale in materia di partecipazione


Dal sito del Comune di Lucca

Cos'è la Casa della Città? 

È uno spazio nuovo che vuole veicolare un approccio trasparente e semplificato a questioni considerate complesse, da "addetti ai lavori", come quelle del governo del territorio durante la fase di redazione del nuovo Piano Strutturale di Lucca. Non ci sono precedenti nella nostra città. Non a caso Lucca è sempre stata segnata da scelte poco condivise - e molto contestate una volta rese esecutive - pensate in stanze inaccessibili, e poi calate dall'alto come un'imposizione. Ecco perché la Casa della Città vuol essere un elemento di forte discontinuità con il passato, segno tangibile di una nuova cultura di consapevolezza.
Non rappresenta solo uno sportello informativo - benché sia anche sede del SIT e svolga, tra le altre, quella funzione - ma è di per sé stimolo per una relazione diversa e più matura tra amministrazione e cittadini. Volutamente non abbiamo legato lo spazio di largo Giusti a specifiche funzioni che ne avrebbero limitato la libertà d'utilizzo e, come già sottolineato in conferenza stampa il 23 dicembre scorso, vogliamo che sia un luogo di interfaccia con la città che va definendosi attraverso l'uso concreto che i lucchesi vorranno farne. Le organizzazioni di cittadini interessate a utilizzarlo per approfondire tematiche inerenti il territorio, per svolgere riunioni, per lavorare a dei progetti, potranno farlo gratuitamente.
L'Amministrazione comunale tutta, con compattezza, ha ritenuto strategica la sua apertura intuendone le potenzialità per avviare fattivamente un dialogo che non lasci le questioni in stallo ma sia anzi capace di portare a scelte chiare in tempi e modi sempre più efficaci. Questo spazio non nasce, non è e non sarà appannaggio del solo assessorato all'Urbanistica, tutt'altro: il nome stesso che abbiamo scelto - Casa della Città - sta a indicarne la vocazione collettiva e trasversale. Città è cultura, è percorso - anche turistico; è il lavoro, la sicurezza e il benessere di chi la abita; è l'ordito delle opere pubbliche e la sua immagine; è il corpo delle attività che tengono strette, in un tessuto coerente e comunque sfaccettato, le ragioni del vivere insieme lo stesso luogo.
La Casa della Città dispone di cinque postazioni internet con connessione a banda larga e di strumenti specifici per studenti e professionisti, come il QGis. Sono stati proprio alcuni giovani neolaureati in architettura a fare visita nei giorni scorsi alla Casa della Città e, accolti con professionalità dal nostro valido "sitista", hanno predisposto di tornare per poter lavorare con i mezzi messi a loro disposizione.
Anche alcuni rappresentanti di organizzazioni cittadine sono venuti, già durante il periodo delle festività natalizie, per offrire il loro contributo a questo impegno importante che l'Amministrazione Tambellini - come da cronoprogramma - vuole portare a termine entro il 2014.
Stiamo elaborando altre idee per la Casa della Città. Vorremmo portare fisicamente lì in consultazione quei testi fondamentali per lo studio del territorio, di autori come Santini (Pier Carlo), Ragghianti, Mazzarosa, per iniziare; una bibliografia ampliabile con i suggerimenti che da più parti ci arriveranno e volentieri raccoglieremo. Ci piacerebbe anche far presentare a giovani laureati le loro tesi inerenti progetti di rigenerazione urbana dedicati alla nostra città.
E, ancora, fare cultura della città, con percorsi di approfondimento sull'archeologia industriale, sull'urbanistica verde o sulla storia di alcuni tra i più significativi edifici pubblici.
Comprendo le difficoltà che possono sorgere quando si impatta con una realtà nuova. Ma bisogna anche imparare a riconoscerla e a rispettarla. Un'ultima considerazione sul concetto di partecipazione. Cerchiamo di non confonderla con la pratica delle assemblee infinite, nelle quali ci si parla addosso senza prestare reciproco ascolto. Come tutte le parole troppo usate, negli ultimi tempi è stata un po' svilita nel suo significato. Vorrei pertanto ripristinare l'originale valore del termine che designa una disciplina che non si improvvisa. Proprio per questo, la legge regionale in materia (la numero 1 del 2005) indica che i processi di partecipazione vengano affidati a dei professionisti (che per brevità chiamiamo "facilitatori"), bracci operativi del garante della comunicazione. Figure che fanno parte a pieno titolo dell'Ufficio di Piano, costituito da un gruppo di gestione della fase tecnica e da un altro dedito a quella consultiva.


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