La congiuntura economica molto negativa che ha toccato anche i settori più sani della nostra economia locale, con il conseguente allargamento delle fasce di povertà ci obbliga a ripensare ed innovare profondamente un sistema di erogazione di prestazioni sociali che ha mostrato ormai, da diverso tempo, grandi limiti . Per troppi anni si è concepito il Sociale come un diritto senza che ad esso fosse collegato nessun dovere , a causa di vecchie impostazioni ideologiche esiziali per lo sviluppo e la crescita della società. Fatte salve, ovviamente, alcune categorie sociali, come ad esempio gli anziani in stato di disagio o i portatori di gravi disabilità.
Partecipando recentemente ad un convegno internazionale denominato “ Welfare e domani “, ho potuto appurare come alcuni paesi già molto più avanti di noi rispetto a un ‘ assistenza sociale ‘responsabilizzata’, come la Germania, la Svezia, l’Olanda, stiano pensando ad una rimodulazione del sociale che presupponga una controprestazione collegata ad ogni prestazione, fornita da chi usufruisce del servizio, in vari modi possibili.
Nella maggior parte dei settori dell’erogazione di prestazioni sociali: dal diritto alla casa, al contributo in conto affitto, agli altri contributi di vario genere, si è via via creata una forma di assistenzialismo passivo che non ha responsabilizzato e aiutato la persona temporaneamente, bensì ha cronicizzato spesso la situazione di assistenza, venendo meno a quello che dovrebbe essere il principio cardine del welfare : accompagnare la persona nel momento del bisogno, affinché al più presto possa recuperare la sua autonomia sociale , nelle varie sue forme.
Questo è accaduto perché i diritti, troppo spesso, non sono stati accompagnati dai doveri.
Un nuovo modello di gestione del Sociale è ormai improcastinabile, non soltanto per la limitatezza delle risorse che gli enti hanno a disposizione, ma anche per l’efficacia dell’obiettivo che il servizio stesso si prefigge di raggiungere. E’ auspicabile che anche a livello di Amministrazione comunale si apra quanto prima un dibattito su questo argomento, come sta accadendo in molte città europee e non solo, allo scopo di formulare nuovi regolamenti che, a partire dalla presa in carico della persona , insieme alla prestazione erogata alla persona stessa, si assegni un compito , una mansione compatibile ( ad esempio alcune ore del proprio tempo dedicate alla comunità ), che aiuterà non soltanto l’equilibrio e la sostenibilità del sistema di welfare locale, ma sensibilizzerà chi usufruisce del servizio ad un utilizzo più responsabile e attivo, rendendolo parte di un progetto complessivo in cui non sarà solo più soggetto passivo, ma attore di se stesso, e compartecipe di una nuova e moderna concezione di Welfare.
Marco Bini
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per aver inserito un commento nel nostro blog!